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  • Alessia Daminato

Mantenersi

Mani. Semplici, nude, comuni mani. Le usiamo tutti i giorni, in ogni istante, per compiere ogni azione della nostra vita. Ci permettono di interagire con il mondo che ci circonda, con gli oggetti, con la natura, con le persone. Sono lo strumento attraverso il quale esercitiamo uno dei nostri cinque sensi, il tatto, e non sono troppo diverse da altre parti del nostro corpo, come le nostre gambe o le nostre braccia, eppure possono dire molto di più di una persona di quanto si pensi. Proprio le mani sono al centro del progetto di una fotografa americana, Hannah la Follette Ryan, che nel 2015 ha iniziato a scattare delle foto che ritraevano le mani di centinaia di americani nella metropolitana di New York. Ha aperto un profilo Instagram, “Subway Hands”, con l’intento di condividere questi scatti e raccontare indirettamente la vita o i comportamenti di persone comuni attraverso la posizione, i movimenti, i gesti delle loro mani.

«Le mani possono inconsciamente condividere i nostri umori», racconta Hannah Ryan. «Abbiamo così tanta energia nelle nostre mani. A seconda del giorno, l’energia può essere calma, nervosa, eccitata, esausta, apatica o innamorata. Gli stati d’animo possono essere rivelati nel modo in cui una mano afferra un palo, si contorce inconsciamente e interagisce con l’ambiente circostante».

Osservando i suoi scatti infatti si percepiscono le emozioni che agitano le mani di quelle persone: si vede l’amore che muove le mani di un padre mentre cerca di allacciare la scarpina alla sua bambina; si vede la passione di un ragazzo con in mano una matita qualunque mentre disegna su un foglio, tenendolo un po’ in bilico sulle ginocchia; si nota l’attesa nel movimento delle dita di una donna che tiene in mano due buste della spesa. Dietro ad ogni mano vi è una persona che sta provando un determinato stato d’animo ed è incredibile come quelle che noi crediamo essere uno strumento per compiere le più comuni azioni della nostra vita, siano invece il tramite delle nostre emozioni.

Se si osservano gli scatti più recenti del profilo, appare chiaro come l’emergenza del Covid-19 si rifletta nella vita delle persone, soprattutto dai gesti delle loro mani. Vi sono foto che ritraggono mani coperte da guanti, mani intente a disinfettarsi in continuazione, mani timorose anche solo di sfiorare il palo della metro, mani che non si fanno nemmeno vedere, come se avessero paura del mondo che le circonda e preferissero il confortante riparo di una tasca del giubbotto. Sono mani di persone spaventate, che fuggono dal contatto umano e per questo sono mani di persone sole, poiché oramai si teme perfino un abbraccio.

Vi sono ancora qua e là foto di mani che si intrecciano, di dita che si cercano, di palmi che scorrono l’uno sull’altro, come le onde del mare, di polpastrelli che tracciano strade invisibili, ci sono ancora mani che si sostengono a vicenda, che restano una accanto all’altra, come per darsi conforto, per donarti quel profondo senso di stabilità o per farti percepire la propria presenza in un modo così delicato eppure diretto, come può essere un tocco. Il verbo “mantenere” deriva infatti dal latino manu tenere, “tenere con la mano” e in italiano assume il significato di “tenere a lungo, far durare e rimanere inalterato e quindi conservare”, ma anche di “sostenere economicamente, provvedere dei mezzi necessari per vivere”. Mantenere qualcuno infatti significa offrirgli aiuto, o dargli sostentamento, o più in generale dargli ciò che gli serve per vivere ed è interessante come l’origine etimologica di questo verbo rimandi proprio al concetto di “tenersi per mano”, come ad un modo per aiutarsi, per proteggersi, per sostenersi l’un l’altro. Mi sembra che situazioni come quella del Covid-19 mettano in luce ancora di più l’importanza del contatto umano e la paura costante di noi essere umani di rimanere soli e senza alcuna protezione. Adesso più che mai occorre tenersi per mano, “mantenersi”, nonostante i muri invisibili, eppure presenti, che questa situazione ha eretto fra le persone. Le mani non sono altro che un veicolo per le nostre emozioni, uno specchio che riflette i nostri stati d’animo. Nonostante tutto, restano le uniche ad avere il potere di tradurre i nostri pensieri in una lingua universale ed eterna che è quella del contatto umano.


Alessia Daminato


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